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La Redazione

Manet e Parigi al Palazzo Reale a Milano


La mostra ruota intorno ad alcuni capolavori di Édouard Manet provenienti dal Musée d'Orsay, illustrando l'atteggiamento dell’artista in relazione ai cambiamenti di Parigi tra il 1850 e il 1880, periodo in cui la città stava mutando rapidamente volto per diventare la "capitale delle capitali”.

Manet realizzò diversi dipinti che raffigurano interni di bistrò, fresche osservazioni della vita sociale dell'800 a Parigi: atteggiamenti di vita quotidiana, tra cui persone che bevono, ascoltano musica, leggono. Anche le attività della borghesia incuriosirono l'artista, come i balli in maschera o le corse campestri, oppure le strade o le stazioni di Parigi.

Manet viaggiò anche in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi dove conobbe le opere di Frans Hals, Diego Velázquez e Francisco Goya. Nel 1863 sposò Suzanne Leenhoff. Nel 1881, su suggerimento di Antonin Proust, suo amico, il governo francese lo insignì della Legion d'onore. Manet contrasse la sifilide, che ne segnò il destino, ma fu anche tormentato da gravi forme reumatiche non curate, contratte a quarant'anni.

Negli ultimi anni di vita la malattia gli causò forti dolori e una parziale paralisi. Il 6 aprile 1883, dopo un estenuante periodo di indecisione, gli venne amputato il piede sinistro, ma l'operazione non servì a risparmiarlo dalla morte a soli 51 anni, che sopraggiunse quasi un mese dopo, al termine di una interminabile agonia sfociata nel coma. Le sue ultime parole, prima di perdere definitivamente conoscenza, furono di rimpianto per l'ostilità del suo avversario Alexandre Cabanel: "Sta bene, quello!". Manet venne sepolto nel Cimitero di Passy: accanto a lui, anni dopo, furono sepolti il fratello Eugène e sua moglie Berthe Morisot.


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