Ferruccio De Bortoli con Valerio Pellizzari - QUANDO SCOMPARVE IL NOSTRO INVIATO
All’inizio del secolo in Germania venticinque libri partecipavano a un premio di reportage. Tutti scritti da giornalisti che non trovavano più spazio sui giornali. Così annotava Kapuściński. Nella stessa stagione scompariva dalla prima pagi-na dei giornali italiani la formula un tempo orgogliosa “dal nostro inviato specia-le”. Non era più necessario avere un testimone dei fatti per scoprire e racconta-re. Iniziava la mutilazione del reportage e la profonda mutazione antropologica dei giornali. Ferruccio de Bortoli, autore di Poteri forti (o quasi), riassume l’evo-luzione e gli effetti di questa metamorfosi con il giornalista Valerio Pellizzari. (Organizzazione)
Padre e figlio avevano inventato una testata giornalistica, Tirana News, che diffondeva notizie su avvenimenti nel periodo della guerra nei Balcani.
I quotidiani italiani, pur ponendo il dubbio sulla genuinità delle informazioni, pubblicavano notizie diffuse dai due improvvisati giornalisti.
Le notizie erano false, scritte da due italiani che vivevano sul fronte Adriatico, ma in Italia. Non avevano alcuna fonte diretta.
Tuttavia queste notizie non venivano verificate dalle altre testate, ma utilizzate.
Si scoprì il bluff.
E questo è sintomatico di come il giornalismo sia cambiato: non più notizie in diretta, con inviati, corrispondenti ed altro, ma fruizione delle notizie che "girano", a maggior ragione attraverso il web.
Questo si contrappone fortemente con chi ha sacrificato la vita per essere testimoni, prima che giornalisti, di eventi, in quella che è un0'interlocuzione con l'altro che è irrinunciabile.
La grandezza degli USA è dettata dall'indipendenza del sistema giornalistico, capace di criticare il sistema anche se racconta verità scomode, e pure se il Paese è impegnato in campagne militari senza trovare consenso diffuso tra i cittadini.
La tragedia di Seveso è stata Sto arrivando! Scoperta, quanto alla diffusione della diossina, da un giornalista del Corriere, che indagò e scoprì la verità.
Oggi, la direttiva europea sui disastri ambientali porta il nome di Seveso.
La curiosità non invecchia e non va in pensione. I veri giornalisti sono cloro che guardano il mondo con gli occhi dei bambini, come se tutte le "schifezze" viste o vissute non avessero intaccato il loro modo "neutro" di guardare alle cose.
L'idea che la stampa sia una propaggine della compagine governativa è desueta. Oggi è difficile censurare, perché è enorme il volume delle informazioni circolanti.
Nulla è più riservato, alla mercé dell'ideale della trasparenza.
Innondare di informazioni vuol dire riuscire a sviare l'attenzione rispetto a qualcosa che deve "passare" in silenzio.
Il giornalista deve avere il coraggio di andare anche contro il podio pubblico.
I popoli si devono autodeterminate, e non dobbiamo essere noi a imporre l'idea di democrazia. Per questo motivo il Corriere era contrario all'intervento in Iraq.
La pubblica opinione si è trasformata in curva da stadio, che non vuole vedere le cose sgradite.