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Luca Baj

G7 e la voce degli agricoltori


«Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in media vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore».

Il disappunto del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione del G7 agricolo di Bergamo in riferimento alla Giornata Mondiale dell’alimentazione della Fao.

«Per garantire la sostenibilità della produzione agricola è necessaria – ha sottolineato Moncalvo - una equa distribuzione del valore mentre il prezzo degli alimenti aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera, che danneggiano agricoltori e consumatori».

Secondo Coldiretti la percentuale varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i trasformati con il grano tenero nei campi pagato meno di 20 centesimi al chilo che arriva a 2,80 euro al chilo del pane sullo scaffale con un aumento di quasi 15 volte. «Stiamo vivendo - ha denunciato Moncalvo - un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo – ha continuato la Coldiretti - dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova».

«Una ingiustizia da sanare – ha concluso la Coldiretti - rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare».


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