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Emanuele L. Basso Ricci

Le preferred shares USA arrivano anche su Borsa Italiana: Invesco PowerShares offre anche in Europa


Dopo l’acquisizione di Source ETF, nell'aprile scorso, Invesco ribadisce l’importanza strategica del mercato ETF europeo, portando anche su Borsa Italiana il suo innovativo PowerShares Preferred Shares UCITS ETF, primo ETF in Europa replicante un portafoglio di preferred shares. Da pochi giorni quotato anche sulla piazza di Londra, l’ETF (ISIN IE00BVDJF675), denominato in USD e con un TER annuo dello 0.5%, replica il BofA Merryll Lynch Diverdified Core Plus Fixed Rate Preferred Securities nella sua versione total return net, un indice rivisto mensilmente composto oltre 250 titoli preferenziali emessi nel mercato statunitense, questi dotati di diverso grado di seniority ma sempre con merito di credito non inferiore B3 e, per quanto riguarda il rischio paese, non inferiore all’investment grade ( come calcolati in base alla media delle valutazioni delle tre principali agenzie di rating). Altri elementi fondamentali che caratterizzano i titoli presi in considerazione sono anche la distribuzione di un coupon fisso in date prefissate, l’ammontare minimo in circolazione non inferiore ai 100 milioni di dollari e la quotazione degli stessi sulla borsa. Il comparto non contempla l’investimento in derivati. L’ETF pesa i titoli in portafoglio secondo capitalizzazione di mercato capped al 10% del portafoglio per issuer (inoltre, non più del 40% dell'indice può essere costituito da emittenti che rappresentano individualmente più del 5% dell'indice). La metodologia scelta è fisica a campionamento e lo strumento paga dividendi semestrali. ETF può ricorrere alla pratica del security lending sulla parte equity del portafoglio. Se in Europa, come accennato, questo prodotto rappresenta una novità, negli Stati Uniti l’impiego di preferred securities come sottostante di ETF è una pratica diffusa da almeno dieci anni, e il numero di alternative offerte sul mercato dagli issuers più importanti e conosciuti è ormai varia: la stessa PowerShares, a titolo di esempio, è stata la prima a lanciare un prodotto su preferred securities a tasso variabile già nel 2014 mentre un prodotto a tasso fisso come come l'iShares US preferred stock ETF, simile a quello appena lanciato a Piazza Affari, vanta ormai asset netti oltre i diciotto miliardi di dollari. Le preferred stocks, di fatto azioni ma con svariate caratteristiche proprie dei bond sono considerate ibridi tra le due categorie e si collocano in una posizione inferiore per grado di seniority rispetto ai bond, presentando yield spesso superiori ma mantenendo una volatilità intermedia tra le due categorie: quest’ultima caratteristica, che può essere letta anche come un’opportunità di diversificazione, nasce dalla ridotta correlazione che questi strumenti hanno dimostrato negli anni sia con l’equity semplice che con i bond. Normalmente queste emissioni, proprio perché alternative a quelle tradizionali, tendono a collocarsi ai limiti superiore ed inferiore del merito creditizio. Il portafoglio in esame, ad esempio, evidenzia la seguente rating composition: BBB 26.3%, BB+ and BBB- al 24.3%, 20.3% e solamente il 2.9% del portafoglio con merito A- o superiore. A procedere a queste emissioni sono spesso società che per svariate ragioni non possono o non hanno convenienza nel proporre al mercato nuovo debito mentre gli acquirenti sono per lo più soggetti istituzionali. L’obbiettivo dell’ETF è quello di generare ritorni assimilabili agli strumenti high yield bonds accompagnando però queste performance con tutte le garanzie di emissioni che portano il nome delle più conosciute società del mondo e ai vantaggi delle preferred shares. Per quanto riguarda i soggetti emittenti, infatti, la top ten dei titoli più investiti riporta nomi come HSBC Holdings PLC, Barclays Bank PLC, Wells Fargo & Company JPMorgan Chase & Co Bannk of America Corp Citigroup Inc. Il sector breakdown, nel dettaglio, evidenzia l’83.29% del portafoglio investito proprio in emissioni di istituzioni finanziarie e questo non stupisce in quanto le grandi banche ricorrono spesso a questa forma di finanziamento offrendo una grande varietà anche all'interno di una singola emissione, proponendo diversi gradi di priority e rendimento alla clientela. Per quanto riguarda invece le specifiche caratteristiche delle preferred shares, normalmente, grazie al grado di seniority inferiore alle sole emissioni obbligazionarie, questi strumenti ricevono maggiori tutele per quanto riguarda il pagamento dei dividendi rispetto alle azioni ordinarie, generando flussi spesso superiori e cumulabili nel tempo in caso l’emittente non sia temporaneamente in grado di onorare le distribuzioni nei tempi prestabiliti risultando pagabili in data successiva (posticiparne il pagamento non implica default). Per quanto riguarda il rendimento, Invesco riferisce di un annualizzato del 6.1% ( osservando le top ten holdings, notiamo che queste pagano interessi tra l’8% e il 6%) prodotto dal benchmark negli ultimi cinque anni comparabile appunto con il mercato high yield US e nettamente superiore a quello segnato da bond investment grade. Le preferred shares possono avere una maturity, la quale, normalmente, si evidenzia molto estesa nel tempo: nel caso dello strumento in questione il 96% del portafoglio presenta una maturity oltre i 25 anni. Infine, è bene evidenziare che l’investimento, godendo di un portafoglio costituito da titoli con coupon fisso è esposto all’aumento dei tassi.


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