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Giuseppe Politi

Il primato dei dodici mesi negativi per la finanza


E’ probabile che l’anno che si sta concludendo possa essere ricordato come il peggiore sul piano degli investimenti, sia nel mondo delle azioni e delle obbligazioni, sia dell’oro e del petrolio. Un primato in rosso che si collega a vari aspetti ed evidenzia i principali indici globali in passivo già dall’inizio del 2018. Le azioni (indice Msci world) segnano un -5%, le obbligazioni (indice Jp morgan gbi global) -3%, il petrolio (Brent) in calo del 10% e l’oro, segna un -5%. Il contesto è caratterizzato da una forte preoccupazione del mercato azionario per le prospettive di un rallentamento economico generale, secondo Massimo Terrizzano top manager di Bnp Paribas am. Infatti, le obbligazioni, sono sopravvalutate da anni di politiche espansive delle banche centrali e non stanno funzionando come paracadute, una funzione che viene svolta quando le azioni sono al ribasso. La correlazione inversa che lega storicamente le azioni e i bond è saltata e così i risparmiatori stanno perdendo su entrambi gli aspetti e anche sulle materie prime. I mercati reggevano su un onda di entusiasmo provenienti dagli Usa fino a quando le aziende americane non hanno presentato i conti del terzo trimestre, da qui il quadro di incertezza ha preso maggior forza. L’evidente questione americana, ha spaventato anche gli investitori. Per risolvere l’andamento negativo sono necessarie due cose: un intervento delle banche centrali, Fed e Bce, che spieghino le correzioni alle proprie politiche, l’altra, la fine dello scontro tra Usa e Cina sui dazi, tra i quali si è aperta una nuova tegola, la vicenda Huawei. Invece, ai risparmiatori conviene comprare i titoli di Stato su scadenze a 3 o 5 anni, perché potrebbero beneficiare di un appoggio delle banche centrali. Considero il 2019 un anno migliore, se si punta su settori difensivi, come il farmaceutico e i beni di prima necessità.

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