Un “Green Bond” ETF per Unicredit
Le competenze Bloomberg Barclays si uniscono ai i nuovi MSCI Green Bond Principles.
Unicredit entra nel settore dell'investimento sostenibile in ETF con il lancio, sul circuito tedesco XETRA, del suo primo ETF con sottostante costituito da green bonds ossia una selezione di strumenti di debito emessi per finanziare progetti in grado di avere un impatto positivo e diretto sull'ambiente. Dopo gli accordi di Parigi, nati dalla necessità di porre un freno al surriscaldamento globale, nonostante un minore impegno del Governo statunitense, molte nazioni hanno trasformato gli intenti dichiarati in piani di lavoro concreti con centinaia di miliardi stanziati ma anche importantissimi incentivi, prima tra tutti la Cina. Vale la pena ricordare che il gigante asiatico matura diverse sinergie dietro questi massicci investimenti, promuovendo senza sosta importanti piani di acquisizione su scala globale su realtà operanti nel settore delle energie rinnovabili, prendendo ad esempio il controllo di centrali idroelettriche strategicamente dislocate sul territorio estero. Osservare come un paese, già leader mondiale nel campo del solare e dell'eolico grazie al successo dei produttori domestici esportati in tutto il mondo, sia oggi alla ricerca non solo di un miglioramento per quanto riguarda il clima ma addirittura di un predominio strategico proprio sulle rinnovabili rappresenta un esempio lampante dell'importanza di questi investimenti per il futuro anche in chiave puramente economica. Anche l' Unione Europea ha elaborato un piano d'investimenti ma, naturalmente, in questo caso la disponibilità di risorse finanziarie tanto elevate passa da un robusto coinvolgimento del settore privato. I green bond, siano questi di emanazione governativa, sovranazionale o privata (corporate) sono lo strumento per il reperimento di una quota senza dubbio importante di queste risorse e, prevedibilmente, saranno in grado di offrire benefici all'investitore anche in termini di incentivi economici. I green bond non rappresentano di per se un' innovazione ma la crescita delle emissioni ha subito un'importante accelerazione da quando, nel 2017, la European Investment Bank portò sul mercato il suo “Climate Awareness Bond ” e il 2018 si chiuderà con il record assoluto per le emissioni di questi strumenti (ci si avvicina alla soglia dei 260 miliardi di dollari nel solo anno in corso). Secondo Citigroup è prevedibile che entro il 2020 questi strumenti arrivino a contribuire per circa 1000 miliardi di dollari al totale investito nel settore climate related. Per quanto riguarda l'issuer corporate, sappiamo che buon posizionamento sotto il profilo ESG può oggi portare un'azienda a beneficiare di una maggiore attrattiva nei confronti dell'investitore in equity e che questa risulta amplificata dalla sua capacità di rientrare in un sempre crescente numero di varianti ESG di indici sottostanti ad ETF, un circolo virtuoso cui l'azienda può ora partecipare anche tramite l'emissione di bond. Se l'equity, per natura intrinseca, è più soggetta a transazioni, l'investimento buy and hold è invece la norma per il fixed income e trova in questa sua caratteristica un elemento che si adatta perfettamente alla sostenibilità, la quale, spesso, mostra benefici nel medio lungo termine. Se gli equity ETF stanno oggi cercando l'unione delle strategie multifactor con le selezioni ESG per ottenere equity ETF in grado di resistere al ciclo economico e alla stagionalità consentendo l'investimento protratto nel tempo, approcciare la sostenibilità con un ETF obbligazionario risulta invece più semplice ed immediato. Unendo anche queste caratteristiche con la diversificazione e i bassi costi di una replica passiva si arriva a comprendere il motivo per il quale in molti sostengono che saranno i bond a fare la differenza in termini di sostenibilità. Tuttavia, quando si parla di green bonds, come anticipato, si fa riferimento non a società che mostrano necessariamente alti livelli di sostenibilità, ma piuttosto ad emissioni specifiche finalizzate al finanziamento di progetti che promuovono il miglioramento del climatico, la mitigazione degli effetti del suo peggioramento o finalizzati a semplificare l'adattamento alle nuove condizioni. Quindi, in un certo senso, qualunque società può emettere green bonds per finanziare il proprio processo di migrazione tra una condizione di old economy ad una di green economy, un criterio certo meno stringente da quello imposto a chi accetta una valutazione ESG sul proprio intero operato. Per l'investitore, la garanzia che non si abusi di questo canale di finanziamento deriva innanzitutto dai principi internazionalmente condivisi per ottenere la qualifica green bonds . In tal senso Moody's è operativa giaà dal 2016 mentre i Green Bond Principles (GBP) della International Capital Markets Association rappresentano lo standard ma, spesso, l'emissione cerca la certificazione di entità terze come Sustainalytics, Cicero o DNV GL (anche le BIG four come Ernst & Young e Deloitte non sono estranee a questo business). Un altro tipo di garanzia è però quello offerto dal mercato stesso. Altro elemento di tutela deriva dal fatto che il mercato obbligazionario ha, rispetto a quello azionario, una memoria molto più affidabile in merito a comportamenti non in linea con le aspettative (considerando che le emissioni obbligazionarie hanno una scadenza e gli issuers devono spesso chiedere nuovi finaanziamenti). Tuttavia, nel caso del UC MSCI European Green Bond EUR UCITS ETF (valuta base EUR), il nuovo ETF appena quotato da Unicredit, a queste tutele si aggiunge l'identificazione di un indice come il Bloomberg Barclays MSCI European Green Bond Issuer Capped EUR Index, un benchmark che nasce da una collaborazione tra il leader assoluto dell'equity indexing oltre che pioniere dell'investimento ESG e uno dei principali provider per quanto quanto invece riguarda l'indexing obbligazionario ossia Bloomberg Barclays. La partnership, che ha generato diverse varianti (ESG Weighted, Sustainability, Socially Responsible, e Green Bond) si propone di lavorare sulle emissioni obbligazionarie sostenibili in modo sofisticato, nel caso specifico dei green bonds, senza limitarsi alla mera osservazione della loro certificazione “formale” con questa denominazione (“green bond labeled”). La valutazione indipendente di sostenibilità è infatti affidata agli specialisti di MSCI ESG Research Green Bond Assessment e viene eseguita secondo le seguenti quattro dimensioni atte a determinare se un 'emissione, green bond labeled o no, possa essere considerata parte del portafoglio sostenibile, a determinarne la natura specifica e seguirne l'evoluzione:
Stated use of proceeds;
Process for green project evaluation and selection;
Process for management of proceeds;
Commitment to ongoing reporting of the environmental performance of the use of proceeds
I bond sono dunque ripartiti in sette categorie tematiche (MSCI ESG Research Green Bond taxonomy), principalmente: Alternative Energy, Energy Efficiency, Pollution Prevention, Sustainable Water, Green Building, Climate Adaptation. Il risultato di questo lavoro di analisi amplia notevolmente l'universo d'investimento preso in considerazione. I limiti impliciti all'universo d'investimento in termini di a credit quality di livello investment grade e minimum issue size a quota 300 milioni di dollari sono quelli propri della famiglia Bloomberg Barclays, della quale l'indice fa propri anche il modello di security weighting (in questo caso con cap all'8% per issuer) e di rebalancing. Tuttavia,a differenza della famiglia Bloomberg Barclays e del noto Aggregate Bond Index, l'indice non pone limiti minimi alla maturity residua e detiene anzi i bond fino a scadenza. Sono esclusi a priori i covertibles, le obbligazioni a tasso variabile e le preferred. Le emissioni obbligazionarie candidate ad entrare nel paniere dell'indice sottostante allo strumento sono sono di tipo broad (ossia government, supra-national o corporate) emesse nei seguenti paesi europei: Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Germania, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia, e UK. L'ETF replica il suo sottostante fisicamente e sbarca su XETRA con un TER annuo pari allo 0.35%.
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