Mario Draghi: l’Italia frena la crescita europea
L’Italia è uno dei principali freni alla crescita europea. É questo il messaggio che il Presidente della Bce Mario Draghi ha mandato a margine della revisione sulle stime di crescita dell’Unione. Il tasso di interesse principale rimane invariato (0,25% i prestiti marginali e -0,4% i depositi) fino alla fine dell’anno 2019, a differenza del termine estivo previsto in precedenza, perché questo, spiega la Bce, “sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine". La crescita del Pil dell’Eurozona viene rivista al ribasso per il 2019 +1,1% contro l’1,7% dalle stime di dicembre, così come per il 2020, +1,6% in calo di un decimo percentuale. Viene invece confermata la previsione per il 2021 con un incremento del Pil dell’1,5%. Anche il dato sull’inflazione viene riconsiderato al ribasso, dall’1,6% all’1,2% per il 2019, dall’1,7% all’1,5% per il 2020 e dall’1,8% all’1,6% per il 2021. Dopo queste considerazioni della Banca centrale la moneta unica ha subito un calo dello 0,37% anche come conseguenza della nuova iniezione di liquidità programmata (TLTRO-III) che aiuterà gli istituti di credito, principalmente di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, a garantire condizioni competitive di prestito bancario. A otto mesi dalla fine della sua presidenza, Mario Draghi è ancora costretto a varare norme che aiutino le banche nazionali europee immettendo nuova liquidità con l’obiettivo di prevenire una stretta monetaria deleteria per l’Unione stessa.