Italia e Ue, un nuovo percorso e le speranze di un popolo
Superata la fase di transizione per la crisi di governo, la nuova compagine ministeriale ormai si avvia a guidare l’Italia per i prossimi quattro anni. Almeno si spera. La partenza è buona, anche il posizionamento di un italiano in qualità di Commissario europeo per gli affari economici e monetari (Paolo Gentiloni) rimette l’Italia al centro dello scacchiere europeo, e, il discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri alla Camera e al Senato di un percorso del suo Governo basato su logiche di compostezza e di sobrietà pone a favore e crea un clima di fiducia. Ma le cose da fare sono davvero tante, cercare di riuscire a ridare le speranze a tutte quelle persone che ormai con disincanto osservano la società italiana e nutrono per essa un certo pessimismo non è cosa facile. Semplici leggi o decreti non bastano più, è necessario qualcosa di forte, di più incisivo, per una svolta vera, che da tanto tempo si aspetta per far ripartire l’economia che è praticamente a crescita zero. Realtà come quella americana o quella cinese o della vicina Germania che superano le difficoltà nonostante tutto, seppur con economie differenti, devono servirci da stimolo. Oggi l’Istat ha pubblicato i dati sul lavoro e nel secondo trimestre registra un aumento dell’occupazione rispetto al trimestre precedente (+0,6%), che vede un calo della disoccupazione e dell’inattività. Però l’ente sostiene anche che le dinamiche del mercato del lavoro si inseriscono in una fase di sostanziale ristagno dell’attività economica che nell’ultimo trimestre, danno una variazione nulla del Pil. Quindi, cresce il numero di persone occupate (+130 mila, +0,6%) e il tasso di occupazione sale al 59,1% (+0,3 punti), però è evidente che sono fattori non sufficienti per avviare una fase nuova. Alla crescita dell’occupazione si nota come il divario tra Nord e Sud si ampia, infatti nel Nord l’occupazione cresce del +0,7%, mentre nel Centro del +0,1% e cala per il terzo trimestre consecutivo nel Mezzogiorno del -0,3%. Il conforto è che per il nono trimestre consecutivo si riduce il numero di disoccupati di -260 mila in un anno, cioè -9,3%, coinvolgendo entrambi i generi, le diverse aree territoriali e tutte le classi di età. La strada però è ancora lunga. Una situazione difficile per l’economia italiana, stagnante o debole da tempo, che pone serie riflessioni, ma ha anche il dovere di mettere il politico di fronte alle sue responsabilità, cioè fare il bene del Paese.