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Emanuele L. Basso Ricci

Credit Suisse non si ferma: il factor Low Volatility incontra le metriche ESG

Torna l'incertezza sui listini, sale l'indice VIX (volatilità implicita nei prezzi delle opzioni) nelle sue varie declinazioni e correggono anche i titoli tecnologici, de facto, unici sostenitori dell'incredibile rialzo dei mercati che ha preso avvio nel marzo scorso dopo il panic selling dovuto allo scoppio della pandemia di Covid 19. Flette l'S&P 500, appesantito anche dai timori per l'aggravarsi delle tensioni USA / Cina oltre che “tradito” dalle correzioni dei giganti AMAZON, MIROSOFT, APPLE e GOOGLE, responsabili da soli di oltre il 35% delle performance registrate dall'indice rispetto alle altre 495 società. Non fa meglio il Nasdaq, re incontrastato della ripresa, dove ad esempio TESLA riesce a perdere il 9% in apertura. Si tratta di un semplice ritracciamento o forse di qualcosa di molto più serio? La sola risposta possibile a questo dilemma può risiedere in un portafoglio diversificato in grado di gestire i ribassi senza troppi compromessi al rialzo, sia questo attivamente gestito da professionisti, o rule based. Secondo i dati storici, la migliore strategia di portafoglio in caso di forte ribasso dei mercati risulta essere, da un punto di vista tattico di brevissimo termine, una fattoriale low volatility, ossia un posizionamento su aziende che hanno dimostrato scarsa volatilità ossia scarsa reattività al mercato stesso. Dopo la dividend, essa risulta però la più profittevole anche dopo anni, in quanto, pur non registrando performance stellari durante un rialzo, la sua capacità di limitare i danni durante i ribassi ripaga più di una value, di una quality e certo più dell'indice stesso ( bolle speculative escluse). E' invece provato che puntare esclusivamente su strategie basate su momentum e beta, al di fuori di un approccio tattico di breve, genera i peggiori risultati possibili nel lungo termine. La strategia low volatility ha insomma molto in comune con l'approccio ESG, che agisce secondo una logica di selezione differente ma anch'essa premiante oggi come a lungo termine. Non è necessariamente vero che l'assunzione di un minor rischio generi minori risultati, a patto che l'orizzonte temporale sia di lungo termine. Per creare una sinergia tra queste strategie, tale da aumentare la qualità dell'esposizione, si potrebbe partire dal constatare come l'equity oggi ritenuta sostenibile non necessariamente mostri anche una bassa volatilità, un'evidenza che potrebbe non essere gradita da chi assimila l'ESG ad un bene rifugio. Credit Suisse, da poco tornata con i sui ETF sul Listino di Piazza Affari, punta su questa sinergia low volatility/ESG con il nuovo CSIF MSCI Wrd ESG Lead Min Vol UCITS ETF (IE00BMDX0M10) , un ETF fisico e denominato in USD che nella sua classe a capitalizzazione dei proventi è oggi disponibile in funzione di un TER fissato a 25 punti base. Unendo a questo binomio strategico anche un'esposizione geograficamente diversificata come quella propria del parent MSCI World ESG Leaders Index, il MSCI World ESG Leaders Minimum Volatility Index TRN investe quindi in large e mid cap quotate in 23 paesi sviluppati, ciascuna delle quali mostra livelli massimi di rating ESG nel settore di appartenenza.

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