Focalizzarsi sul valore in un mercato distorto: VanEck propone un nuovo ETF su ETFPlus
VanEck, pioniere dell'investimento in oro fisico tramite ETF ma anche padre di alcuni dei più recenti successi sui temi del futuro (basti pensare agli AUM, ormai oltre il miliardo di dollari, già raggiunti dal suo giovane ETF su Gaming ed E-sports) porta sul listino di Milano un nuova proposta in grado di incontrare le esigenze di chi teme le implicazioni di un eccessivo allontanamento tra le valutazioni raggiunte dai listini e l'andamento dell'economia reale. Composto da 100 titoli che, a livello internazionale, ancora presentano un interessante rapporto tra prezzo e fair value (p/fair value) come pure chiari e sostanziali vantaggi competitivi, il Morningstar Global Wide Moat Focus Index TRN è identificato quale benchmark del neonato VanEck Vectors Morningstar Wide Moat UCITS ETF (IE00BL0BMZ89), denominato in USD, che ne acquista fisicamente l'intero paniere, questo rivisto nella sua composizione con cadenza semestrale. Un'alta qualità scambiata a sconto rispetto al proprio fair value, questo è quindi il requisito necessario per nel portafoglio indice, il quale si dimostra, peraltro, particolarmente attivo nell'aggiornarsi alle evidenze espresse dal mercato. La maggiore esposizione geografica risulta ad oggi concentrata sugli Stati Uniti ( 65% ) mentre Cina (7%), UK (6%) e Francia ( 5% ) sono gli unici paesi a godere di un peso oltre il 5%. Nella sua versione con focus sull'equity statunitense (in questo caso solo 50 azioni a stelle e strisce), l'indice ha visto infatti ad aprile importanti cambiamenti con addirittura sette società uscenti in quanto avevano raggiunto un p/fair value troppo elevato ( derivante da un mercato troppo lontano dai fondamentali) e alcuni ingressi soprattutto nel ramo financial e pagamenti digitali come nel caso di Bank of America, U.S. Bancorp. e American Express, aziende che avevano subito forti cali di prezzo in passato, nell'ordine del 30%, ma che, secondo gli analisti di Morningstar, risultano ben posizionate per sfruttare un'alta fidelizzazione della clientela, strutture più snelle e una varietà di servizi ad alto tasso tecnologico già implementati. In un contesto nel quale l'indice statunitense delle blue chip ha collezionato nuovi massimi storici ma all'interno del quale solo la metà dei titoli che lo compongono possono vantare performance positive nel 2020 (con healthcare e tecnologici responsabili della quasi totalità dei risultati aggregati) puntare sulle numerose realtà ancora deboli quanto a momentum potrebbe risultare una strategia vincente anche per i mesi a venire. Questo non significa necessariamente evitare i settori trainanti, considerato che healthcare 22 % e IT 15.9% restano, anche nel paniere globale, le esposizioni maggiori mentre i beni di consumo discrezionali, anch'essi oggetto di un forse troppo ottimistico appetito per il rischio, non superano invece l'11.8% (con i finanziari al 9%) in una composizione settoriale che si dimostra ben diversificata. Va evidenziato come, in un contesto tanto distorto, una strategia basata sul valore possa non sovraperformare l'indice nel breve o brevissimo termine, come del resto ben esplicitato dal 3% portato in dote da inizio anno dallo stesso ETF con focus USA sopra citato rispetto al 9% raggiunto dall'S&P (gli analisti di Morningstar ritengono che le riallocazioni di luglio siano le principali responsabili), ma resti un'ipotesi di allocazione per l'investitore più lungimirante che non cede alla tentazione nelle fasi di eccesso di ottimismo ma piuttosto coltiva nel lungo termine il suo posizionamento value.L'ETF è disponibile sul listino italiano nella sua versione a capitalizzazione dei proventi in funzione di un TER fissato a 52 punti base
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