La rivincita del Caimano
Quarto tempo. La partita, piena di emozioni e ribaltamenti di fronte, sembra incanalarsi verso un pareggio. 5-5. Quando Eraldo Pizzo, da 10 metri, prova il tiro. A pelo d'acqua. Deviazione involontaria di un difensore e il portiere è battuto. 5-6.
Lo sport in questione è la pallanuoto. La partita è Pro Recco-Rari Nantes Bogliasco, ultima giornata di andata del campionato di serie A 1981. E, infine, il 43enne Eraldo Pizzo non sta militando nel Recco, squadra a cui ha legato la sua carriera, vincendo 14 scudetti e una Coppa dei Campioni. E conquistando il suo posto in azzurro, con un oro olimpico (Roma 1960) nel carniere. Il 43enne Eraldo Pizzo, zeneize di Rivarolo e recchelino di adozione, sta giocando tra le fila della Rari Nantes Bogliasco. La vera sorpresa della stagione, che ha affrontato il big match con un punto di ritardo rispetto al Recco capolista.
E qui occorre fare un passo indietro. Capire il motivo per cui Pizzo, - detto il Caimano "perché scattavo prima di tutti al fischio" - non milita nel sette recchelino (la sua casa, dal 1951) e gioca invece nel Bogliasco.
Presto detto: dipende da una scelta della società. Dopo lo scudetto numero 14 (1974), per i biancocelesti arrivano tre anni senza successi. Inaccettabile, per un sette che ha dominato in lungo e in largo, facendo della serie A un suo bottino di caccia e rimanendo imbattuta per 153 partite consecutive. Si pensa a ringiovanire la squadra – e si crede che per il giocatore-simbolo, il quasi 40enne Pizzo, non ci sia più posto. Un errore madornale.
Il Caimano vuole giocare ancora. Così accetta l'offerta della Fiat Torino, che milita in serie B e che vuole salire nella massima serie. Detto fatto: con Pizzo, la squadra viene promossa nel 1978, arriva quinta l'anno dopo e sfiora il clamoroso successo nel 1980, piazzandosi seconda alle spalle della Florentia di Gianni De Magistris. Il Pro Recco, quell'anno, chiude quarto, preceduto anche dai rivali storici del Camogli.
La sezione pallanuotistica della Polisportiva Fiat, oltre a Pizzo, schiera fior di campioni, come il portiere Alberto Alberani, Paolo Ragosa, Romeo Collina (tutti e tre campioni del mondo 1978 con il Settebello) e Dario Bertazzoli. Sembra destinata a un futuro di vertice. Ma da un momento all'altro, le cose cambiano radicalmente. Racconta Alberani: "L’anno dopo arrivò la crisi, come un fulmine a ciel sereno: dovevamo andare a fare la Coppa delle Coppe, ed era in programma una trasferta preparatoria in Cina organizzata dalla Fiat. Ci chiamarono per parlarci: credevamo di sentirci dire i dettagli del viaggio in Cina, invece arrivò come una doccia gelata la comunicazione del scioglimento della sezione pallanuoto".
Superato lo choc, i giocatori si guardano intorno. Alla fine, Alberani se ne torna a Recco, insieme a Bertazzoli, mentre Pizzo, Ragosa e Collina accettano le proposte di Adelio Peruzzi, ambizioso e lungimirante presidente del Bogliasco. Insieme a loro, arrivano l'estroso Marco Jervasutti dalla Lazio e Stefano Di Fiore dal Nervi. Raggiungono il capitano, Gianni Fossati e Roberto Gandolfi, portiere figlio di portiere (anche se di calcio): suo padre è quel Renato Gandolfi che fu il secondo di Valerio Bacigalupo nell'ultima stagione del Grande Torino e che sopravvisse alla tragedia di Superga perché a Lisbona, al suo posto, ci andò Dino Ballarin. Completano la rosa Bormida, Costa, Roncari, Cocchiere, Re e Migliorini.
La squadra c'è: è un misto di esperienza e di forze giovani. Anche se molti appassionati di pallanuoto non si aspettano che lotti subito per lo scudetto. L'acquisto di Pizzo è interpretato più come l'ingaggio di un vecchio campione, un maestro di pallanuoto, un mentore di lusso che dovrà far crescere - insieme all'allenatore, il bravissimo Vio Marciani - una generazione di giovani giocatori e creare le basi per una squadra di vertice. In fondo, il Bogliasco è sttato promosso dalla B al termine del campionato 1977. Per questo motivo, quando alla vigilia dell'ultima di andata la squadra di Marciani è a un punto dal Recco primo della classe, molti parlano di "sorpresa". Unita a uno scherzo del destino: il computer ha messo contro le due squadre che ora sono prima e seconda – entrambe imbattute, oltretutto - all'ultima giornata. Se il campionato andasse avanti con questa diarchia, lo scontro fra le due squadre sarà una sorta di finale-scudetto. Altro motivo del match, la sfida di Eraldo Pizzo contro la squadra della sua vita. Per soffiarle la partita e anche il campionato, che a Recco manca dal 1978.
A Recco questa partita la si prende sul serio. Tremendamente sul serio. Tanto sul serio che si decide di non giocare a Punta Sant'Anna (che in quegli anni è ancora l'impianto di casa dei biancocelesti) e di trasferirsi, per una volta, a Genova. E precisamente alla vasca coperta di Albaro ("così Eraldo non respira, non ce la fa"). E invece questo si rivela un autogol: non solo il Caimano respira e ce la fa benissimo, ma il Recco rinuncia al caldo tifo di casa sua. Il match è pieno di emozioni e rivolgimenti di fronte.
Passa in vantaggio il Bogliasco con Collina, rimonta il Recco con Baldineti e Lagostena, impatta Di Fiore, chiudendo il primo quarto 2-2; ancora pari, 3-3, a metà gara, con le reti del bogliaschino Bormida e Bisio; avanti nuovamente il Recco con un rigore trasformato da Tronchini e pareggio di Collina, 4-4 a fine terzo periodo, mentre Marciani ha messo in panca Pizzo, stanchissimo, per farlo rifiatare; rete di Peri per il Recco, impattata da Jervasutti. 5-5.
La partita sembra ormai incanalata verso il pareggio. Quando Eraldo Pizzo, da 10 metri, prova il tiro. A pelo d'acqua. Deviazione involontaria di un difensore e il portiere è battuto. 5-6. Siamo al 26' e 24". Il Recco è sotto, a poco dal termine. Il nervosismo monta, il tempo è poco. E per di più arriva una superiorità numerica per il Bogliasco. La squadra ospite la sfrutta: meno di un minuto dopo il gol di Pizzo, Collina fissa definitivamente il punteggio sul 5-7. Il Bogliasco vince in casa del Recco (anche se Albaro è più vicino alla squadra ospite che a quella di casa), lo supera e chiude il girone d'andata in testa a 20 punti, a +1 dai rivali. L'impresa del Bogliasco, e la rivincita del Caimano, conquistano i notiziari. Pizzo, con i compagni, viene anche invitato alla Domenica Sportiva, dove se la ride felice. Ma il campionato è ancora lungo. A Recco sono ottimisti: il Bogliasco ha trasferte più difficili, la classifica è in bilico. E le emozioni, partita per partita, non si contano. Come alla quarta di ritorno, quando il Bogliasco subisce a Salerno, contro il Posillipo, e si trova in parità (6-6), agganciato dal Recco il testa alla classifica; a ristabilire le gerarchie ci pensa però Costa a poco più di 30 secondi dal termine.
Psicologicamente, la vittoria a Salerno è un tassello decisivo per i sorprendenti bogliaschini. Che alla fine si ritrovano all'ultima giornata con due punti di vantaggio sui rivali. Si decide tutto in casa dei leader della classifica nello scontro diretto di sabato 8 agosto, che è come una finale. Sembra Brasile-Uruguay dei mondiali di calcio 1950: ai verde-oro, che giocano nel "loro" Maracanã, basta il pari per conquistare il loro primo alloro mondiale. Ma, passati in vantaggio, perdono, e la sconfitta segna uno dei momenti di maggior choc per il paese. I recchelini sperano in un finale analogo, ma l'acqua di Bogliasco ride ai padroni di casa. Nel primo tempo, conducono già 5-2, mentre i giocatori del Recco si mostrano nervosi e i tifosi ammutoliscono. Gandolfi è il grande protagonista: nel secondo tempo è una saracinesca, para tutto e argina l'assedio furioso del Recco – nel Settebello è riserva di Alberani, ma vince ampiamente la sfida contro il compagno in azzurro. Nel terzo tempo, dove Pizzo rifiata, il Bogliasco sbanda e il Pro Recco sembra in grado di rimontare: al quarto minuto del periodo Marco Galli si porta a un solo gol di differenza, 6-5. Ci vuole il rientro di Pizzo per restituire coraggio alla squadra. E il Caimano rientra, bloccando la rimonta.
Nel quarto tempo, prosegue l'altalena tra i due e il gol di vantaggio: il Bogliasco, a cui basta il pari, sembra amministrare. Pizzo ci mette anche la firma, trasformando il rigore dell'8-6 nel quarto tempo. Ma la firma, quella del 9-7 finale, ce la mette il capitano, Gianni Fossati. Bogliasco campione con 41 punti, Pro Recco secondo a 37.
Alla fine il pubblico di Recco - che durante la partita è stato protagonista di intemperanze nei confronti dell'arbitro Capuani - non riesce a prendersela con il suo vecchio campione. Se la prende con chi, a suo tempo, l'ha mandato via. Lui, all'indomani del match decisivo, si presenta al Bar Orchidea, covo della tifoseria recchelina. Viene accolto come sempre. Non si può dimenticare l'uomo-simbolo di una città, anche se (senza averne colpa) ha lasciato casa sua. Una cosa è certa: il Caimano che festeggia il suo primo scudetto fuori Recco non vuole smettere. Vuole andare avanti un altro anno, afferma che vuole giocare la Coppa dei Campioni con il Bogliasco.
E invece alla fine decide di tornare a Recco. Vuole lasciare il suo sport a casa sua. E' ancora protagonista di un duello fra Pro Recco e Bogliasco. E lo vince ancora, questa volta con i recchelini: chiude la stagione 1982 (e la carriera) con un altro scudetto, archiviato (ancora) con quattro punti di vantaggio. Lo scudetto numero 16, a 44 anni suonati. "Eraldo in quegli anni l’ago della bilancia non lo spostava solo nel contesto dell’intero campionato, ma anche nello specifico di ogni scontro diretto", avrebbe ricordato Gianni Fossati, il suo capitano nella splendida avventura di Bogliasco, in un articolo pubblicato su Waterpolo Development World. "Fu proprio nei tiratissimi scontri diretti tra Recco e Bogliasco dei campionati 1981 e 1982 che fece la differenza".
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