Settimo round
Suona il gong della prima ripresa, all'Hilton Pavillion di Las Vegas. Ora è il momento di abbandonare le parole e i pronostici, le provocazioni e le aspettative. Ora a parlare sono i pugni. A incrociare i guantoni, quel 18 novembre 1977, sono due pugili diversissimi tra loro: Leon Spinks detto Neon (per l'abitudine di indulgere alla vita notturna), grande promessa dei pesi massimi americani e Alfio Righetti, campione italiano di categoria. Non c'è in palio un titolo, ma solo un march: chi vince potrà sfidare il grande Cassius Clay, alias Muhammad Alì, in un incontro valido per il mondiale dei massimi unificato, riconosciuto cioè da entrambe le federazioni (WBA e WBC). La definiscono una "semifinale", anche se questo termine è un po' impreciso nel pugilato professionistico. Ma chi se ne importa: questo incontro, previsto sulla lunghezza di 10 riprese, è un vero evento. Tra due contendenti che, come detto, più diversi tra loro non potrebbero essere. Spinks ha 24 anni ed è passato professionista dopo i Giochi Olimpici di Montréal 1976, che ha vinto (nella categoria dei mediomassimi, però): dei sei match disputati, ne ha portati a casa cinque, tutti prima del limite – un solo intoppo, il pari contro Scott LeDoux. E' il classico picchiatore, un attaccante nato e – nonostante sia passato fra i "grandi" da poco più di un anno - ha già sperimentato i palcoscenici di due continenti: si è esibito in tre stati Usa, a Liverpool e, a pochi mesi dall'oro olimpico, a Montréal. Invece Righetti, 26 anni, non ha mai combattuto fuori dal territorio italiano: gran parte dei suoi match si sono svolti a Rimini, ma ha gareggiato anche a Bologna e Torino, a Milano e a Roma. In America non ha mai affrontato un incontro. Anche come pugile, Alfio - gigante con viso simpatico da romagnolo e baffi sbarazzini - è completamente differente dal suo avversario: è decisamente un tecnico, con molta eleganza schermistica; professionista dal 1974, in 27 match nessuno lo ha ancora battuto, ma il punto più alto della sua carriera è, finora, la vittoria con Dante Cané, che gli ha consegnato il titolo italiano dei massimi, poi difeso contro Mario Baruzzi. Pur essendo professionista, Righetti divide la sua vita fra il ring e un lavoro "normale": fa il vigile urbano a Rimini. I pronostici della vigilia danno Spinks favorito. Il tema (scontato) del match è il confronto tra il picchiatore e il tecnico, tra l'aggressività e il contenimento. E il primo gong non fa altro che confermare le previsioni. Spinks bombarda e fa male, anche se la furia non è sempre correlata con la precisione. All'inizio Righetti subisce troppo, arretra e si fa spingere spesso alle corde. Ma alla lunga l'americano si mostra troppo prevedibile, i suoi attacchi sembrano sferrati con lo stampino: il cliché d'attacco dello statunitense prevede una serie di colpi al bersaglio grosso con affondi successivi al capo.
Il vigile riminese ci mette troppo a prendere le misure anche se – soprattutto dal secondo round in poi – si dimostra in grado di colpire l'avversario con i suoi sinistri di sbarramento. Non sufficienti, però: Spinks si aggiudica le prime quattro riprese; non mette mai in serio pericolo Righetti per quanto riguarda la prosecuzione del match, ma incamera punti preziosi per il verdetto finale.
La quarta ripresa, però, segna un cambiamento dell'incontro. Righetti riesce più facilmente a parare i colpi di Spinks e a colpirlo d'incontro. Il match è di sole dieci riprese, ma rovesciarlo sembra ancora possibile. Soprattutto al settimo round, quando Righetti, con un diretto destro al mento, fa vacillare il suo avversario. Per pochi secondi, Alfio ha in canna il colpo del possibile ko. Ma, inspiegabilmente, non ne approfitta. Un atteggiamento spiegato dal suo manager, Rocco Agostino, dopo il match: "con Spinks in barca", dichiarerà alla Gazzetta dello Sport, "Righetti ha fatto un passo indietro, pensando che l'arbitro contasse l'avversario". Una completa "ingenuità", che però, molti anni più tardi, lo stesso Righetti, ai taccuini di Alta Rimini, avrebbe spiegato in un altro modo: "in Italia eravamo abituati così, non era consentito continuare a colpire l'avversario in situazioni di difficoltà come quella, così non ho doppiato il colpo. Diciamo che ho pagato l'inesperienza a livello internazionale".
Forse troppo ingenuo, forse troppo galantuomo, forse troppo "diesel", sicuramente Righetti si mostra al pubblico Usa come pugile dalla boxe "pulita", tutto questo mentre il suo avversario si concede anche scorrettezze e colpi sotto la cintura. Le riprese passano e Righetti se la gioca, assestando i colpi più duri del match, ma il pur esiguo vantaggio che Neon ha accumulato nelle prime riprese, secondo la giuria, è sufficiente per fargli vincere l'incontro. Verdetto unanime per il campione olimpico di Montréal, che prevale 46 a 44 per tutti e tre i giudici. Sono sei le riprese assegnate a Spinks e quattro a Righetti. E così, a incontrare Alì ci va il suo più giovane connazionale. Vince Spinks. Ma non tutti sono convinti che abbia davvero vinto. Una parte del pubblico disapprova ampiamente e fischia il verdetto. E tra gli scettici c'è anche uno spettatore molto interessato all'incontro: Muhammad Alì – lo afferma Rocco Agostino, che riferisce la sua chiacchierata con il campione del mondo. Anzi: Clay promette a Righetti che gli darà una chance a maggio – presumibilmente dopo aver liquidato Spinks nel match che l'olimpionico si è guadagnato sul ring di Las Vegas. E' solo questione di mesi, pensa l'entourage del romagnolo.
Ma le cose non vanno esattamente come previsto. Il 15 febbraio 1978, sempre all'Hilton di Las Vegas, Spinks batte sorprendentemente Alì ai punti e diventa campione del mondo a categorie riunificate. Il cliché del match ricorda quello dell'incontro con Righetti: prime quattro riprese al massimo, poi una lenta rimonta dell'avversario, non sufficiente però a ribaltare l'esito del combattimento. Almeno per due giudici su tre, dato che il verdetto non è unanime.
Il sogno del vigile riminese si allontana: Muhammad Alì non è più campione del mondo e l'incontro promesso dal "mito" per il maggio successivo non ha più motivo di avvenire. Neon, da parte sua, ha in testa solo il rematch con il vecchio campione e la relativa borsa: e per questo fa saltare arbitrariamente la sfida con Ken Norton, a cui aveva promesso una chance già prima dell'incontro con Alì. Il rifiuto gli costa la perdita del titolo mondiale WBC: resta campione WBA, elemento per lui sufficiente, dato che gli garantisce la sfida con Alì. E la sfida avviene, con il vecchio Cassius Clay che il 15 settembre 1978 vince nettamente, si riprende il titolo e si ritira (tornerà due volte sul ring, con esiti disastrosi). Spinks paga le notti trascorse nei locali notturni, quelle che gli hanno "guadagnato" il soprannome di Neon, e gli eccessi – anche gravi, come il possesso di droga. E' ancora giovanissimo, ma la sua carriera è già in declino: non diventerà più campione del mondo, mentre a dare gloria alla sua famiglia sarà il fratello Michael, che ancor oggi è considerato uno dei più grandi mediomassimi di sempre.
La carriera di Righetti, invece, virtualmente è già finita su quel ring di Las Vegas che ha permesso a Spinks di diventare effimero campione del mondo dei massimi. Il vigile riminese vince altri nove match per incontrare poi il campione europeo Lorenzo Zanon, in una sfida tutta azzurra per il titolo continentale dei massimi. L'incontro termina con un pari e Zanon conserva il titolo. Per Righetti c'è ancora tempo per un altro match, il 25 gennaio 1980, contro il modesto Terry Mims, che gli infligge un ko alla sesta ripresa. Lì, Alfio decide che è il momento di smettere. Con la consapevolezza di non essere saltato sul treno giusto, in quella notte di Las Vegas, evitando di vincere la resistenza di Neon, intontito dopo un suo diretto al mento. Uno scherzo del destino vedrà lo stesso Larry Minks interrompere una serie di sconfitte il 20 ottobre 1987. Suo avversario, un ormai svuotato Leon Spinks, il pugile che meno di dieci anni prima aveva spodestato a sorpresa il grande Muhammad Alì in una lontana notte di febbraio.
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