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redazioneolimpica

Rissa a canestro


Sugli spalti non c'è storia: allo Sportcsarnok di Budapest, il 3 aprile del 1986, i tifosi del Cibona, i plavi blu, sono nettamente in maggioranza - 8.000 su 12.500 spettatori - mentre i supporter dello Žalgiris non arrivano a 100. Da Zagabria, la capitale ungherese è vicina e facile da raggiungere. E le condizioni economiche dei croati sono migliori di quelle dei lituani. Uno più uno fa due, si usa dire.

E' questa la marcia in più con cui il Cibona Zagabria, detentore della coppa dei campioni di basket, scende in campo per giocarsi la riconferma sul tetto d'Europa. Questo però non basta per indirizzare un pronostico, perché lo Žalgiris Kaunas è davvero una squadra di categoria. E, nel corso di quella coppa, si è dimostrata senza alcun dubbio allo stesso livello dei campioni d'Europa. Nel girone di semifinale, le due compagini hanno chiuso appaiate a 17 punti con sette vittorie e tre sconfitte ciascuna, precedendo in classifica Simac Olimpia Milano, Real Madrid, Maccabi Tel Aviv e Limoges. Anche gli scontri diretti sono finiti in equilibrio: 94-91 per lo Žalgiris a Kaunas, 99-90 per il Cibona a Zagabria.


Le due formazioni sono infarcite di giocatori di prim'ordine. Nel quintetto base zagabrese ci sono Dražen Petrović, Danko Cvjetićanin, Franjo Arapović, il fiumano Mihovil Nakić-Vojnović e Sven Ušić, tiratore specializzato dalla distanza. Nello Žalgiris, il quintetto base comprende Arvydas Sabonis, Valdemaras Chomičius, Rimas Kurtinaitis, Sergėjus Jovaiša e Gintaras Kraipikas.

La Croazia non è ancora indipendente e nemmeno la Lituania: molti fra i giocatori in campo nella finale militano, o hanno militato, nelle fortissime rappresentative jugoslava e sovietica - ai mondiali 1986 tre di loro (Sabonis, Chomičius e Kurtinaitis) saranno inseriti nel roster dell'Urss vicecampione e quattro (Dražen Petrović – più il fratello Asa, assente sul parquet di Budapest - Cvjetićanin, Arapović e Zoran Čutura, partito dalla panchina) in quello jugoslavo, che chiuderà con un bronzo.



Dražen Petrović

Una parata di stelle. Anche se, inevitabilmente, si prevede che l'atto conclusivo della coppa dei campioni 1985-86 passerà alla storia come lo scontro titanico fra due fuoriclasse cristallini, entrambi ventunenni ma già ampiamente nel top dell'Europa cestistica. Uno è Dražen Petrović da Sebenico, guardia tiratrice del Cibona, miglior realizzatore della finale dell'anno precedente, vinta contro il Real Madrid. L'altro è l'altissimo e potente Arvydas Sabonis da Kaunas centro dello Žalgiris, detto "il principe del Baltico". In quel tardo pomeriggio di aprile non si assegna solo la Coppa dei Campioni, ma anche la "palma" – ufficiosa, virtuale e provvisoria, ma sentitissima - di miglior giocatore d'Europa.

A volte, però, le sfide preannunciate come leggendarie, finiscono di non esserlo per niente. E così la finale di Coppa dei Campioni 1985-86 non passa alla storia per il duello tra le due giovani stelle del basket, ma per la fisicità e la durezza dell'incontro. La finale non risparmierà falli duri, insulti e provocazioni, colpi proibiti (da ambo le parti) e persino tafferugli in campo, obbligando gli arbitri – il greco Costas Rigas e l'italiano Vittorio Fiorito – a un compito davvero improbo. E l'andazzo lo si capisce persino prima che il match abbia inizio: nelle dichiarazioni pre-partita, alcuni giocatori zagabresi ammettono di non aver in grande simpatia Sabonis. Anzi, affermano senza peli sulla lingua "non lo possiamo vedere".

Particolarmente preoccupato per la sfida (di squadra e personale) con Sabonis è Petrović, che in più ha le sue scocciature "private": deve difendersi, diciamo così, dalle attenzioni delle sue fans, accorse in massa da Zagabria. E' scoppiata la Petrović-mania, e il Cibona prende la decisione di mettere alle costole della guardia croata due gorilla nerboruti. E questo non aiuta certo a trovare la concentrazione.


Arvydas Sabonis

La partita è contratta, nervosa. Fin dall'inizio. Lo dimostra il fatto che, nonostante il gran pavese di campioni sul parquet, bisogna aspettare due minuti prima di vedere un canestro su azione. E non solo per merito delle difese: la tensione gioca brutti scherzi al tiro.

A sbloccare lo stallo è Sabonis, che si ripete a breve con un siluro da tre. La prima parte della finale è tutta sua, mentre Petrović è tesissimo. A a farlo agitare ancora di più è l'ottima marcatura di Kraipikas, che alla bisogna viene aiutato da Kurtinaitis in raddoppio. Una stoppata su di lui arriva persino da Sabonis – e questo non aiuta il morale della shooting guard di Sebenico. Risultato: partenza con un inequivocabile 0 su 4 per l'asso croato, che trova il primo canestro della partita dopo ben nove minuti – e su tiro libero, per giunta. Un vero record personale negativo.

Se Petrović delude, è Ušić – in teoria il meno dotato del quintetto base – a farne le veci. Sabonis trascina dunque lo Žalgiris, ma Ušić tiene in gioco il Cibona insieme a Cvjetićanin, che si mostra ottimo tiratore. Però, nel miglior periodo del Principe la squadra di Kaunas conduce ma non decolla. Anche perché Chomičius è alquanto deludente e Kurtinaitis è ampiamente sotto il suo standard. Aiutato solo da Kraipikas, che contiene Petrović, Sabonis – anche lui raddoppiato, dal falloso Arapović e da Nakić – mantiene in vantaggio la sua squadra, ma spreca energie. Inevitabile un calo fisiologico che ha anche un'immagine simbolo, e cioè una stoppata di Nakić proprio su di lui.

Quando Sabonis rifiata, il Cibona mette la freccia, pur con un Petrović contratto e un Arapović poco incisivo (così come Vukićević, unico serbo in una squadra di croati, partito dalla panchina): il 15-11 iniziale diventa 19-19 al primo quarto di gara. E poi c'è il sorpasso: al 16', gli zagabresi conducono per 37-30, mentre Kurtinaitis commette il suo quarto fallo.


Il primo tempo si chiude 47-39 per il Cibona. E la seconda frazione conferma il trend evidenziato prima dell'intervallo: i campioni uscenti, trascinati da Ušić, sembrano dilagare. Ma il ritorno di Sabonis, continuamente provocato dagli avversari, porta nuovamente sotto i biancoverdi di Kaunas: 58-52 al 26', mentre Petrović continua a non ingranare e Ušić, migliore dei campioni in carica, raggiunge il quarto fallo. Sabonis è tornato a dominare e torreggiare. Il Cibona sembra in barca.



La partita pare avviata verso un nuovo ribaltamento di fronte. Ma, mentre i lituani vedono la luce in fondo al tunnel, accade il fatto decisivo per il match. Sul 68-61 per il Cibona, Krapikas sbaglia malamente il tiro da tre, cortissimo; Arapović intercetta e scaraventa lungo per Nakić, che solo davanti a canestro viene fermato con un intervento pesante dallo stesso Krapikas, arretrato in tutta fretta. L'arbitro Rigas fa appena a tempo a segnalare il fallo intenzionale che il croato colpisce platealmente l'avversario. Il direttore di gara greco si mette in mezzo fra i due, evitando la controreazione di Krapiskas. La tensione del momento sembra spegnersi. Ma – a sorpresa - arriva Sabonis di gran corsa.

Arriva Sabonis di corsa, con i suoi 2.21 di altezza per 132 chili. Fulmineo, colpisce Nakić con un plateale pugno al volto. Il croato cade riverso a terra. Sabonis viene espulso. Sconsolato, neppure indugia troppo nelle proteste: la spiegazione di Fiorito è breve e il lituano, dopo aver vagabondato una manciata di secondi sul parquet, si accomoda in panca. Sa di averla combinata davvero grossa. Sicuramente, ha inciso un cocktail di tensione e nervosismo: per l'appuntamento in sé, per la sfida con Petrović – sebbene il coetaneo croato non abbia brillato – per le provocazioni subite. Ma questo non basta a giustificarlo: lo Žalgiris deve affrontare l'ultima fase di una finale che stava riaprendo senza la sua stella. Lui lo sa. Lo sa bene. La partita, virtualmente, finisce lì. Privo di quello che finora si era dimostrato the man of the match, lo Žalgiris cede. Il Cibona allunga, trascinato, nelle ultime fasi della gara, dal subentrante Čutura. Il risultato finale è 94-82 e il titolo è nuovamente conquistato dal Cibona. Ma il preannunciato duello Petrović-Sabonis finisce senza un vero vincitore: il primo non è praticamente entrato in partita, mettendo a segno solo 22 punti e facendosi precedere da Ušić (23); il secondo, con l'espulsione, ha fermato la rimonta della sua squadra, vanificando un ottimo match, chiuso in anticipo a quota 27. Gli osservatori riconoscono la palma virtuale di miglior giocatore d'Europa a Sabonis. Ma la coppa se la porta a casa Dražen Petrović, per la seconda volta consecutiva.


Maurizio Giuseppe Montagna

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